Templum Iustitiae
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MessaggioInviato: 14/02/2008, 11:59 
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L'onnipresente
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PARTE PRIMA - IL NAUFRAGIO

- Che sia maledetto il giorno in cui ho deciso di accettare questa missione!.
Un uncino si conficcò con un colpo energico tra le rocce scoscese. Aggrappato a quel ferro ricurvo vi era una figura non ben definita che tentava affannosamente di arrampicarsi per non venir trascinata in mare aperto dalla risacca che imperversava. La notte era squarciata di sovente da tuoni assordanti e da fulmini che avrebbero accecato un orbo; in cielo nubi nere si inseguivano incessantemente e l’isola veniva tempestata da un temporale che da secoli non se ne vedevano di tale potenza.
Lo spuntone di roccia non resse il peso del naufrago e si spezzò, con un’imprecazione però riuscì a rimanere appeso con la mano sana alla parete e continuare la salita. Un fulmine più vicino illuminò per un attimo la figura misteriosa. Oltre all’uncino si poteva notare anche una gamba artificiale e una vistosa cicatrice sotto l’occhio sinistro. Doveva aver affrontato innumerevoli battaglie. Con un ultimo disperato sforzo riuscì ad issarsi sulla cima della riva rocciosa e avvicinarsi ad un tronco di un albero divelto dalla bufera. Le membra appesantite dallo sforzo gli permisero a malapena di raggiungerlo e sedersi per riprendere fiato. Il respiro era affannoso, gli facevano male le guance a forza di digrignare i denti dal dolore. Nelle orecchie gli rimbombavano i battiti del cuore; ormai non sentiva neppure le gocce di pioggia che gli martellavano il viso da ore. Con un ultimo sforzo si alzò e barcollò verso la scogliera per scrutare il mare in tempesta, come in cerca di qualcosa.
- Non vedo nulla! Ho perso tutto. Nave ed equipaggio. Quei pirati mi malediranno per averli trascinati contro il loro volere. Se mai riuscirò a tornare indietro verrò a cercarti M…– una fitta al petto gli interruppe il monologo e la perdita di sangue gli fece perdere i sensi. Crollò inesorabilmente a terra svenuto.


PARTE SECONDA – LA CAVERNA

Silenzio. Stranamente silenzioso tutto intorno a lui. Riaprì lentamente gli occhi e si accorse che ormai era giorno. La tempesta era cessata e al suo posto vi era una tranquillità inquietante. Non pioveva ma il cielo non era sereno. Nubi nere ruotavano sopra l’isola come bloccate all’interno di un invisibile mulinello. Riuscì a rialzarsi, il riposo gli aveva permesso di recuperare le forze e la profonda ferita sul petto si stava cicatrizzando con sorprendente velocità. Una volta in piedi si poteva ammirare tutta la sua imponenza. Impossibile indicarne l’età; il grosso cappello da corsaro gli ricopriva gran parte del volto, gli occhi si celavano nell’ombra. Solo la cicatrice era visibile e la folta barba brizzolata. Quando il vento scostava i lunghi capelli color ebano e argento, si poteva scorgere un orecchino dorato e circolare appeso all’orecchio sinistro. Indossava un enorme cappotto scuro, rovinato dalle intemperie e logoro da mille battaglie. A malapena si notavano gli stivali affondati nel fango. Alla cintura vi era fissata una scimitarra, con l’elsa impreziosita da intarsi e decorazioni d’oro. Dalla sua figura si poteva capire che altri non era che un pirata, tra i più pericolosi e temerari, sicuramente.
Scrutando il paesaggio circostante, il pirata notò proprio alle sue spalle l’entrata di una caverna, invisibile la notte precedente causa l’oscurità. Incuteva un certo timore, il varco nella roccia aveva una forma somigliante alle fauci di un mostro. Ma il pirata, noncurante delle suggestioni che poteva suscitare, decise di avventurarsi all’interno ugualmente. Non aveva difficoltà ad orientarsi nell’oscurità, il passaggio era lungo un centinaio di metri, ma in fondo poteva scorgere una misteriosa luce azzurrognola. I suoi piedi erano avvolti da una strana nebbia che gli raggiungeva le ginocchia. All’improvviso udì un rumore assordante alle sue spalle, si voltò e vide che l’entrata si stava richiudendo. Ormai era troppo lontano per poterla raggiungere prima che si chiudesse completamente.
- Evidentemente qualcuno vuole che io prosegua. E allora andiamo a vedere che cosa vuole da me. Rivolse lo sguardo verso la luce azzurra e continuò ad avvicinarsi, sempre con la dovuta cautela. La mano sana scivolò istintivamente sull’elsa della scimitarra, pronto ad estrarla nel caso si presentasse l’occasione.
Finalmente raggiunse il luogo da dove proveniva quella luce misteriosa. Una caverna relativamente piccola in confronto al corridoio che la precedeva. Lo sguardo fu subito catturato dall’immenso trono scolpito nella pietra che si stagliava dalla parte opposta all’entrata. Su di esso vi era una figura che gli fece gelare il sangue.


PARTE TERZA – LA PROVA

- Corpo di mille balene! Ma che cos’è? – in quel mentre la figura agghiacciante sollevo il capo e osservo il pirata.
- Chi osa disturbare il mio sonno secolare?
Non sapeva cosa rispondere, rimase bloccato a fissare questo scheletro parlante avvolto in un enorme mantello che lo stava osservando con un occhio rosso sangue che avrebbe inorridito chiunque. Possedeva solo l’occhio destro, il sinistro era mancante.
- Sto aspettando una risposta. Chi sei e cosa ti ha portato fino alla mia isola maledetta?
- Sono Misson, e sono venuto per ordine di Mishra, sovrano dei Templum Iustitiae.
- Misson? Misson il pirata leggendario? – il pirata intuì che lo scheletro sorrideva – Bene. E che cosa vorrebbe da me questo Mishra?
- La reliquia.
- Ha ha ha ha! – con la risata fragorosa Misson si accorse che il soffitto della caverna iniziò a muoversi, solo in seguito comprese che era completamente ricoperto di pipistrelli; tutti avevano gli stessi occhi malefici dello scheletro.
- Prima di poter ricevere da me la reliquia dovrai darmi la prova di essere degno di poterla indossare.
- Io dovrei darti la prova? – Misson si infuriò – Io sono Misson il Pirata. Non ho bisogno di provare niente a nessuno. Tanto meno ad un mucchio d’ossa abbandonato su un trono ridicolo. Sono anni che combatto e trucido nemici, via mare e via terra. Nulla è in grado di fermarmi o di farmi paura.
- E pensi che a me interessi qualcosa del tuo passato?
Misson sguainò la scimitarra, si avvicinò allo scheletro e gli puntò la sommità a quella che una volta era una gola.
- E tu chi saresti? Chi osa sfidarmi a parole in questo modo?
- Inutile che mi punti una lama, non servirebbe a nulla contro colui che è già morto.
- Qual è il tuo nome?
- Pensavo che Mishra ti avesse detto qualcosa. Non pensavo fosse così imprudente da mandarti allo sbaraglio. Io sono Shinma Valek, il Demone-Vampiro messaggero della Morte.
- Shinma? Ho sentito parlare di te. Ma non eri scomparso dopo le battaglie contro gli Heteria Tenax?
- Infatti. E mi sono ritirato su quest’isola inaccessibile ad anima viva. Ma noto che esiste ancora qualcuno con l’antico spirito degli Imperium Invictus, ancora in grado di contrastare la mia magia. Ho indovinato?
- Non ti sbagli. Il pirata scostò il cappotto, aprì la camicia e mostro a Shinma il tatuaggio sulla spalla. Vi era un incisione semplice. Uno stendardo con due I.
- Allora non hai nulla da dovermi provare. Un antico guerriero degli Imperium Invictus avrà sempre la possibilità di servirsi del mio potere.


PARTE QUARTA – MISSON & SHINMA

Al centro della caverna si aprì una botola, ne uscì una stalagmite con in cima incastonato uno scrigno.
- Prendilo. È tuo. All’interno troverai il ciondolo con il mio occhio sinistro. Ti darà il potere che sei venuto a cercare. Col mio potere potrai governare su questi mari.
Misson aprì lo scrigno e il suo volto venne investito da una intensa luce rossa. Senza esitare indossò il pendaglio magico e osservò l’occhio maledetto che vi era inserito al suo interno.
- Ora sei in possesso del mio potere. Io ormai non mi posso più muovere da questa isola, ma appena ne avrai bisogno grazie al potere potrai invocarmi ed io farò salpare la mia flotta.
- Sei ancora in possesso di una flotta?. Gli chiese stupito Misson.
- Certo. All’Inferno giacciono tanti pirati caduti in guerra. Io uso le loro anime. Ora vai e lasciami al mio riposo. Mi sono stancato della tua presenza.
- E come dovrei tornare a casa? A nuoto?
- Hai già un vascello che ti attende. Ora vattene. E porta i miei saluti a Mishra.
Lesto il pirata intraprese la via del ritorno, notò che l’entrata era nuovamente aperta. Una volta all’esterno però il passaggio si richiuse. Dalla scogliera potè vedere che un vascello era pronto a salpare.
- Grazie Shinma. Una nuova era è giunta. Col tuo potere regnerò su questi mari sotto lo stemma dei gloriosi Templum Iustitiae!

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